20 novembre 2017
17 novembre 2017
22° Fashion & Luxury Summit: qual è il futuro della moda italiana?
Si è svolto il 16 novembre a Milano presso la sede di Borsa Italiana il 22esimo Fashion & Luxury Summit, organizzato da Pambianco Strategie di Impresa e Deutsche Bank, che con il titolo “Il futuro della moda italiana” quest’anno ha voluto analizzare le strategie e gli strumenti che oggi le aziende hanno a disposizione per crescere a livello internazionale.
Ad aprire i lavori della mattinata il CEO di Borsa Italiana, nonché padrone di casa, Raffaele Jerusalmi, che ha ricordato come la moda sia un settore fondamentale non solo per l’economia italiana in generale, ma anche per la Borsa: oggi sono 42 le aziende del fashion quotate e 40 le imprese che fanno parte di Elite, il programma creato dal London Stock Exchange Group in Borsa Italiana nel 2012 per supportare la crescita delle imprese. “Assistiamo a un grande interesse degli investitori stranieri nei confronti del sistema moda italiano; i numeri sono in crescita, continuano ad arrivare richieste di quotazione e la pipeline del 2018 registra già numeri record per quanto riguarda le società italiane”, ha sottolineato Jerusalmi. “Come Borsa Italiana stiamo cercando di supportare le aziende del comparto nell’avere visibilità a livello internazionale: il 18 dicembre lanceremo l’iniziativa “Listed Branded Italy”, una vetrina per aziende e brand conosciuti a livello internazionale, selezionati da investitori e analisti di diverse parti del mondo: il progetto partirà con 22 aziende, delle 67 ritenute papabili, e con un indice dedicato che valorizzerà tali società”.
Nel suo intervento, Flavio Valeri, Chief Country Officer di Deutsche Bank Italia, ha sottolineato che sebbene le banche estere abbiano la tendenza a focalizzarsi sui grandi gruppi, Deutsche Bank ha a livello locale programmi e servizi per supportare tutta la filiera delle piccole e medie imprese italiane. È inoltre di fondamentale importanza capire come il mondo della distribuzione internazionale si approcci all’universo moda e lusso, settore che cresce del 6/7%, con un export italiano in aumento del 4/5%.
David Pambianco, CEO di Pambianco Strategie di Impresa, ha analizzato la rivoluzione digitale in atto e il suo impatto sulle aziende della moda, presentando una ricerca svolta su un campione di aziende, piccole, medie e grandi, con un fatturato complessivo di 8 miliardi di euro. Per inquadrare il contesto, Pambianco ha sottolineato i numeri enormi del mondo digital, con società come Amazon, che fattura 136 miliardi di dollari, Google, 90 miliardi di dollari, e Facebook, 28 miliardi di dollari.
I protagonisti di questa rivoluzione digitale sono i giovani (21-37 anni), che oggi rappresentano circa il 25% del mercato del lusso, con una proiezione al 40% nell’arco dei prossimi 5/7 anni. Si tratta di consumatori che si comportano allo stesso modo in tutto il mondo, le differenze non sono più geografiche, ma anagrafiche. Per rimanere competitive in questo scenario, le aziende devono affrontare significativi cambiamenti in quattro aree: la gestione del brand e la sua comunicazione, l’offerta di prodotto, i canali di vendita e l’organizzazione interna.
Per quanto riguarda la comunicazione del marchio, con 3,4 miliardi di smartphone al mondo c’è sempre più la necessità di produrre contenuti per interagire con i consumatori tramite Internet e i social, dove oggi sono presenti il 90% dei brand. Analizzando i marchi con maggiore numero di follower sui social, è interessante notare come i follower su Instagram siano cresciuti del 67% nei primi 10 mesi del 2017 rispetto al 2016, mentre quelli su Facebook solo dell’8%; Instagram si conferma così il social d’elezione per il mondo fashion. Altro dato interessante si evince dal confronto degli investimenti pubblicitari tra il 2012 e il 2016: la stampa è scesa dal 67% al 46% del totale degli investimenti, la pubblicità online è cresciuta dall’1% all’11% e le campagne social, che ancora non esistevano, dallo 0% al 12%.
Sul fronte prodotto si assiste a una frammentazione delle collezioni, passate da 3 a 5 in un anno, tra main collection, pre-collection, cruise, capsule e flash. Analizzando i canali di vendita, oggi le grandi aziende realizzano l’80% del proprio fatturato con il retail e il 20% con il wholesale; per le medie imprese la proporzione è 32% - 68%. Si sta assistendo però a un rallentamento dello sviluppo retail, che nel 2016 è cresciuto solo dell’1,8% a fronte di tassi di crescita dell’8/9% gli anni precedenti, e di una forte focalizzazione sull’e-commerce.
Oggi infatti il negozio fisico non è più l’unico punto di contatto con la clientela, si cerca di ottimizzare il network, puntare su negozi più piccoli e sull’esperienza d’acquisto per aumentare il traffico nel punto vendita. I principali siti di e-commerce fatturano miliardi (Zalando 3,6 miliardi, Venteprivée 3,1 miliardi, Ynap 1,9 miliardi) e anche i principali department store e store multibrand diventano e-tailer: Neiman Marcus fattura online 1,5 miliardi di dollari (il 30% del fatturato totale) e l’italiana Luisaviaroma oltre 100 milioni di euro, circa il 95% del suo giro d’affari. Nel campione di aziende analizzato l’e-commerce vale 250 milioni di euro sul totale di 8 miliardi, il 52% delle aziende gestisce direttamente il proprio e-commerce e il 48% tramite partner. Il 62% delle aziende ha iniziato a implementare una strategia omnichannel e ben il 79% dispone di un CRM per interagire con i clienti.
A conclusione del suo intervento, David Pambianco ha sottolineato come oggi le aziende per continuare ad avere successo e cavalcare l’onda digitale anziché esserne sommersi devono dotarsi di nuove competenze e nuove figure professionali, come il fashion content creator, il digital merchandiser e il digital marketing specialist. Con una sola parola d’ordine: innovazione.
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Gucci inaugura il Gucci Garden in occasione di Pitti Uomo 93
Di Gianluca Bolelli -
Il 9 gennaio prossimo, giorno di apertura della rassegna internazionale del menswear Pitti Uomo 93 (in programma fino al 12 gennaio in Fortezza da Basso a Firenze), il marchio italiano della doppia G svelerà il suo esclusivo “Gucci Garden”.
Ideato da Alessandro Michele, direttore creativo della Maison, il Gucci Garden sarà ospitato all’interno dello storico Palazzo della Mercanzia in Piazza della Signoria a Firenze. Al suo interno si troverà un negozio dove saranno disponibili creazioni esclusive della griffe in edizione unica, specificatamente realizzate per questo spazio. Accanto allo store aprirà un ristorante a cura di Massimo Bottura, lo chef della famosa “Osteria Francescana” con 3 stelle Michelin e attualmente seconda nella classifica dei 50 migliori ristoranti del mondo, ospitato al fianco di spazi espositivi museali curati dal critico Maria Luisa Frisa.
L'inaugurazione del locale sarà celebrata con un cocktail privato la sera del 9 gennaio.
L’iniziativa rappresenta per Gucci un modo per stringere ancor di più il legame con le sue radici fiorentine, dopo che il brand si è impegnato ultimamente a donare 2 milioni di euro per ripristinare i Giardini di Boboli nell'arco di tre anni. Per l’occasione,lo scorso maggio, l'azienda aveva organizzato la sfilata per la sua Cruise Collection 2018 nella Galleria Palatina all’interno di Palazzo Pitti, che si affaccia proprio sui bellssimi Giardini.
Ideato da Alessandro Michele, direttore creativo della Maison, il Gucci Garden sarà ospitato all’interno dello storico Palazzo della Mercanzia in Piazza della Signoria a Firenze. Al suo interno si troverà un negozio dove saranno disponibili creazioni esclusive della griffe in edizione unica, specificatamente realizzate per questo spazio. Accanto allo store aprirà un ristorante a cura di Massimo Bottura, lo chef della famosa “Osteria Francescana” con 3 stelle Michelin e attualmente seconda nella classifica dei 50 migliori ristoranti del mondo, ospitato al fianco di spazi espositivi museali curati dal critico Maria Luisa Frisa.
L'inaugurazione del locale sarà celebrata con un cocktail privato la sera del 9 gennaio.
L’iniziativa rappresenta per Gucci un modo per stringere ancor di più il legame con le sue radici fiorentine, dopo che il brand si è impegnato ultimamente a donare 2 milioni di euro per ripristinare i Giardini di Boboli nell'arco di tre anni. Per l’occasione,lo scorso maggio, l'azienda aveva organizzato la sfilata per la sua Cruise Collection 2018 nella Galleria Palatina all’interno di Palazzo Pitti, che si affaccia proprio sui bellssimi Giardini.
Costituito a Milano il Cluster tecnologico "Made in Italy"
Foto: Alberto Paccanelli, Smi press office
- Scritto da Isabella Naef |
E’ stato costituito il 14 novembre, a Milano, il Cluster tecnologico nazionale “Made in Italy”, che coinvolge, nel ruolo di soci fondatori, le rappresentanze imprenditoriali del tessile-abbigliamento, degli accessori moda e dell’arredo, nonché le principali Università Italiane, Cnr, Enea, e i principali Centri tecnologici di settore.
Nel dettaglio, si tratta di un’alleanza pubblico–privato, coordinata da Smi, Sistema moda Italia, l’associazione di categoria del Tessile-Abbigliamento, aderente a Confindustria, per far dialogare "in modo più fluido e strutturato le Università e il mondo della ricerca con le aziende delle filiere del “bello e ben fatto”: tessile-abbigliamento, scarpe, accessori in pelle, occhiali, pellicce, orafi, arredo e suoi complementi", ha spiegato il management di Smi in una nota.
Alberto Paccanelli, imprenditore tessile bergamasco, è stato designato presidente del Cluster
Alberto Paccanelli, imprenditore tessile bergamasco, da anni in prima fila in Smi sui temi della ricerca ed innovazione, è stato designato presidente del Cluster. “Le richieste di autentica sostenibilità e la rivoluzione digitale stanno mutando rapidamente lo scenario in cui si muovono le aziende dello stile di vita italiano”, ha sottolineato Paccanelli. “Per accompagnarle e sostenerle in questa fase di profonda trasformazione, il Cluster si porrà come elemento catalizzatore, per far lavorare in modo sinergico il mondo della ricerca e quello dell’industria, nel campo della ricerca applicata e del trasferimento tecnologico".
Le attività del Cluster inizieranno a dicembre e si indirizzeranno inizialmente a organizzare tutta l’operatività e far conoscere le opportunità legate alle sue iniziative ai settori produttivi e al mondo della ricerca.
Il Cluster, prosegue la nota, rappresenterà in forma coordinata il sistema del Made in Italy anche sui livelli internazionali favorendo e rafforzando collaborazioni e partnership in materia di ricerca e innovazione.
Sono 22 i soci fondatori che hanno sottoscritto l’atto costitutivo. Si tratta di 7 Associazioni nazionali, tra cui quelle confindustriali merceologicamente competenti, Cna e Confartigianato; 7 Cluster regionali, Poli di Innovazione, Centri tecnologici, Agenzie di sviluppo, Rappresentanze territoriali e 8 Enti di ricerca e Università, tra cui: Politecnico di Milano, La Sapienza di Roma, Federico II di Napoli, Università di Bologna, Università di Firenze, Instm, (Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali). A essi a breve si uniranno altri 13 soci fondatori (tra cui: Cnr, Enea, la Stazione Sperimentale per l’industria delle Pelli e delle Materie Concianti, altre Associazioni ed Università), che completeranno il team di partenza.
Ai soci spetterà il compito di avviare l’attività del Cluster, rodare e affinare il modello organizzativo (che è piuttosto articolato per tenere conto delle molteplici filiere, settori, regioni e stakeholders partecipanti) e iniziare a redigere il Piano d’azione triennale richiesto dal Miur.
Come si legge nella nota, diverse aziende e numerosi altri istituti di ricerca hanno manifestato l’interesse ad aderire e 10 Regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Puglia, Campania e Umbria) avevano già assicurato il loro supporto lo scorso anno, in occasione della presentazione del progetto di Cluster al Miur.
“Per filiere tradizionali quali sono le nostre, l’innovazione di prodotto, di processo e del design è un elemento strategico. Per questo abbiamo pensato di unire le eccellenze della ricerca e delle imprese per lavorare a 360 gradi sul made in Italy, con l’obiettivo di rafforzare la competitività delle nostre imprese, a cominciare dalle Pmi che devono affrontare una sempre più agguerrita concorrenza internazionale. Nel programma di attività, che ho proposto ai colleghi del Consiglio Generale per la mia Presidenza, i temi della ricerca e dell’innovazione sono tra le priorità strategiche. E sono proprio questi i temi che ci uniscono ai colleghi degli Accessori, con i quali abbiamo dato vita a Confindustria Moda", ha specificato Marino Vago, presidente designato di Smi.
Il progetto di Cluster Made in Italy era stato presentato al Miur nell’ottobre scorso e solo alla fine di luglio il Miur ne ha concluso l’analisi tecnico–scientifica, che ha formalmente riconosciuto la validità della proposta e l’ha preferita rispetto ad altro.
09 novembre 2017
Calzature chiave sulle passerelle per la SS 18
Calzature chiave sulle passerelle per la SS 18: Gli esperti della passerelle di Trendstop espongono gli ultimi concept in tema di calzature femminili che influenzeranno la stagione primavera / estate 2018 e oltre. Il team dedicato alle calzature ha analizzato e individuato le tendenze essenziali e
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