L'India di Jean Paul Gaultier non é l'India che ci si aspetta di vedere organizzando un viaggio laggiù: un po' Bollywood, a metà tra tradizione e occidente, tra chic e pop, e un po' gipsy, con tocchi irriverenti e dettagli scherzosi, l'alta moda dello stilista francese è divertente, una folata diversa, meno impegnativa, in una rassegna della couture che mira alla perfezione.
Per chi avesse l'armadio talmente pieno di abiti importanti da voler spendere per qualcosa di diverso, ecco la zingara di lusso, in balze di pizzo e seta con camicia quasi militare, in tulle viola e macramé, in giacchini di suede abbondanti di frange. C'é perfino una Calamity Jane in versione India. Un patchwork coloratissimo da arlecchino per il completo pantalone, sandali con piattaforma-scultura a tinte forti, da portare anche sotto il tailleur elegante che mescola pizzo e serpente nero.
Lo smoking più bello è scollato a reggiseno per poi richiudersi al collo con finto pudore. Le gonne lunghe diventano a sirena, strette lungo le gambe e poi svolazzanti di sbieco, combinate con giacche corte ma con ricche volute. Oro da cioccolatino anche per il trench di pitone, velo colorato che diventa mantiglia poggiato su alte pettinature che liberano una lunga treccia. Dappertutto o quasi lo zainetto, anche in versione da sera, tutto ricamato di jais nero come la preziosa cotta tutta spacchi che ricopre - davvero poco - il vestito di tulle trasparente color carne.
C'é anche il classico abito bustier con reggiseno a coni e la gonna di tulle carne, ma più osé è il doppio pannello di seta viola trattenuto solo sulle spalle, che di profilo non lascia niente all'immaginazione. Nel finale, la sposa in crinolina solleva la grande gonna che nasconde quattro bambini che si mettono a correre ridendo sulla passerella: lei, sulle spalle, ha uno zainetto con una bambola nera. La moda di Gaultier vuole sempre essere politicamente corretta.
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