La strada più costosa del mondo per i negozi al dettaglio è la parte alta dell'iconica Fifth Avenue di New York, secondo l'indagine di Cushman & Wakefield chiamata “Main Streets Across the World”.
Gli affitti nella porzione alta di Fifth Avenue (dalla 49ma alla 60ma strada) ora si attestano a 3.500 dollari al metro quadro all'anno, indica il rapporto. "La grande affluenza di persone a Manhattan ha aiutato New York a mantenere elevata la sua posizione, con i turisti stranieri attratti dal vivace ambiente di vendita e dalle tantissime boutique di lusso che ancora dominano questa strada principale, e senza che vi sia in vista una diminuzione di questo fenomeno", ha affermato Cushman & Wakefield.
Il secondo affitto più alto, 2.399,20 dollari, si può trovare nei principali negozi sulla Causeway Bay di Hong Kong.
La parigina avenue des Champs Elysées è la terza via più costosa per gli esercizi commerciali, ma i suoi affitti sono molto più bassi, essendo di 1.372,10 dollari. Al quarto posto arriva New Bond Street a Londra, dove l'affitto è di 1.321,20 dollari al metro quadro e per ogni anno, seguita al 5° posto da Via Montenapoleone a Milano con un canone d'affitto di 1.035,10 dollari.
La maggiore crescita degli affitti di quest'anno è stata registrata in Grafton Street a Dublino, e a Covent Garden a Londra, così come nelle strade top di Milano e Roma. Lo studio ha anche rivelato che, nonostante la maggiore incertezza globale, gli affitti nelle strade di tutto il mondo sono aumentati complessivamente del 35%.
Cajsa Lykke Carlson (Versione italiana di Gianluca Bolelli)
Il Museo Salvatore Ferragamo è stato il primo ad aderire all'iniziativa "Museimpresa Green", ideata in Federturismo Confindustria con l'obiettivo di creare la prima rete al mondo di musei aziendali sostenibili, che rendicontano le proprie emissioni di CO2 e si certificano con lo standard internazionale iso 14064, col fine di promuovere la cultura della sostenibilità.
"Museimpresa Green" nasce come progetto di collaborazione tra Federturismo Confindustria e Museimpresa, l'associazione italiana dei musei e degli archivi d'impresa promossa da Assolombarda e Confindustria, che vede tra i suoi soci fondatori il Museo Salvatore Ferragamo di Firenze.
Avviato dunque da parte del Museo Ferragamo l'iter di calcolo e certificazione per rendicontare le emissioni di gas a effetto serra connesse alle proprie attività, impegnandosi con specifici progetti di riduzione e di efficientamento delle stesse.
"La decisione di aderire al progetto "Museimpresa Green" - segnalano Federturismo e Ferragamo - è solo uno dei tanti passi verso la sostenibilità, che la Salvatore Ferragamo ha intrapreso. Dalla sua fondazione, l'azienda ha sempre mostrato una naturale propensione verso la sostenibilità, dalla scelta dei materiali naturali, al forte legame con il territorio e con il made in Italy, sinonimo di qualità ed eccellenza ai massimi livelli".
La Salvatore Ferragamo ha vinto quest'anno il Premio Bilancio di Sostenibilità 2014 nella categoria grande impresa, promosso da BBS in collaborazione con Aretè e giunto alla sua seconda edizione.
Realizzato dallo specialista del settore immobiliare commerciale Cushman & Wakefield, lo studio mostra che in Europa gli investimenti in negozi sono aumentati significativamente nei primi nove mesi dell'anno, il che consente addirittura di affermare che l'anno 2015 raggiungerà un livello record. Nel terzo trimestre del 2015, sono stati investiti 51,5 miliardi di euro, per un aumento del 59%.
Per quanto riguarda la ripartizione di questi investimenti per nazione, è la Germania al primo posto, davanti al Regno Unito. Da sole, queste due nazioni si assicurano la maggior parte di tale business.
Comunque, Cushman & Wakefield evidenzia il rinnovato interesse, da parte degli attori interessati, per la Scandinavia, il Benelux, l’Europa Centrale, del Sud e anche dell’Est. Sono menzionati anche Paesi come la Polonia, la Turchia o l’Irlanda.
In mezzo a questa significativa crescita degli investimenti, sono i centri commerciali a rappresentare la classe di asset più ricercata, con 26,7 miliardi di euro investiti, vale a dire più della metà del volume totale degli esercizi commerciali.
Inoltre, il numero e la somma totale delle acquisizioni di negozi in portafoglio hanno rappresentato un volume d’attività di 14,4 miliardi di euro dall'inizio dell'anno, il che rappresenta il quadruplo del volume annuale registrato in media negli ultimi dieci anni.
Infine, l'analisi effettuata da Cushman & Wakefield mostra che il volume degli investimenti negli ultimi 12 mesi cresce da tre anni a questa parte e raggiunge oggi il livello record di 67 miliardi di euro nel terzo trimestre del 2015.
Il mercato europeo degli investimenti in negozi al dettaglio ha quindi raddoppiato il proprio volume in due anni.
Lucile Deprez (Versione italiana di Gianluca Bolelli)
Ci saranno gli stivali indossati da Frank Sinatra, ma anche i Ray Ban che John Belushi sfoggiava in 'The Blues Brothers', fino al completo di Robert Redford in 'Proposta indecente' e la sceneggiatura originale di 'Il Padrino'. Per non parlare del lanciagranate di 'Scarface', nella celebre sequenza in cui Tony Montana/Al Pacino spara e dice "Salutatemi il mio amico Sosa".
La casa d'aste statunitense Julien's Auction il prossimo 20 novembre metterà all'asta a Beverly Hills alcuni tra i capi e accessori più iconici di Hollywood, provenienti dai Golden Closet Archives, una compagnia specializzata nella vendita di costumi, accessori e memorabilia che hanno fatto la storia del grande schermo. Un'opportunità ghiotta per tutti i collezionisti ed estimatori della settima arte di portare a casa un vero e proprio bagaglio di ricordi di film indimenticabili.
Tra i pezzi che faranno parte del lotto d'asta, oltre agli occhiali dei Blues Brothers (valore stimato tra i 9.000 e i 18.000 euro), spiccano il costume da torero indossato da Rodolfo Valentino nella pellicola del 1941 'Sangue e Arena' (valore stimato tra i 37 e i 56mila euro), e il completo di Orson Welles in 'Quarto potere', il cui valore si aggira attorno ai 30.000 dollari.
E ancora, accanto alla maschera da catwoman di Michelle Pfeiffer in 'Batman Returns', la giacca di Julie Andrews in 'Victor Victoria', e la camicia bianca di Steve McQueen in 'Un nemico del popolo', spicca il pezzo più caro della collezione: la Rolls Royce nera del film 'Sabrina', con Humphrey Bogart e Audrey Hepburn (valore stimato tra i 400 mila e i 600 mila euro).
"La collezione di Golden Closet racconta la straordinaria storia di Hollywood, dall'età d'oro ai giorni nostri - ha detto Darren Julien, fondatore e ceo di Julien's Auctions - quest'asta avrà come protagoniste alcune delle scene più importanti e memorabili del cinema e della televisione".
In effetti il cinema non sarà il solo protagonista di questa vendita d'eccezione. Il Golden Closet presenterà alcuni capi iconici del guardaroba del piccolo schermo, dagli abiti di 'I Soprano', 'Happy Days' e 'Hazzard', fino ai costumi di scena di 'Mad Man', come il cappotto animalier sfoggiato da Christina Hendricks.
E' uno dei più famosi modelli di calzature Ferragamo: fu realizzato negli anni cinquanta per Marilyn Monroe e adesso comparirà nel francobollo che celebrerà il centenario di uno dei caposaldi del Made in Italy. Il francobollo - la cui vignetta è stata resa nota il 18 novembre da Poste Italiane - sarà emesso il 30 novembre prossimo con il valore di 95 centesimi.
Nell'immagine compaiono anche altri elementi, oltre al modello di scarpa di Marilyn "Viatica 2": il logo della Salvatore Ferragamo S.p.A., le date del centenario (1915-2015) e un pendolo in sospensione sull'arco della calzatura a rappresentare gli studi di Ferragamo sull'anatomia del piede, fondamentali per la costruzione e calzata delle sue scarpe.
Nato nel 1898 in Irpinia a Bonito, Salvatore Ferragamo emigrò nel 1914 negli Stati Uniti dove cominciò la storia del suo successo. Nel 1923 si trasferì a Hollywood e divenne noto come il calzolaio delle star. Nel 1927 ritornò in Italia e la sede della sua azienda divenne Firenze. Dopo la sua morte nel 1960, l'azienda ha continuato a svilupparsi con l'impegno della famiglia Ferragamo.
E' Giorgio Armani a firmare gli abiti indossati da Al Pacino nella nuova commedia di David Mamet, China Doll, in scena a Broadway. Lo spettacolo racconta la storia del miliardario Mikey Ross, pronto ad abbandonare tutto per iniziare una nuova vita con la sua giovane fidanzata, fino a quando una telefonata cambierà i suoi programmi.
Al Pacino indossa nel primo atto uno smoking di lana nero con giacca due bottoni dal collo a scialle, gilet e camicia bianca. Nel secondo atto abito gessato blu. Di Giorgio Armani anche il borsone, presente sul palcoscenico, stampato, color nero e aubergine.
L'assistente di Mikey Ross, interpretato da Christopher Denham, indossa nel primo atto un abito grigio chiaro di lana con giacca a due bottoni, camicia bianca a righe, cravatta blu e marrone, abbinato a un soprabito in cashmere marrone chiaro e a una sciarpa marrone. Per il secondo atto giacca di tweed grigio scuro e pantaloni grigi. Il look è completato da una camicia di colore grigio chiaro e da una cravatta marrone a righe.
Il ritorno di Al Pacino sul palcoscenico teatrale coincide con la sua 12esima apparizione a Broadway. L'attore premio Oscar, considerato una vera e propria 'calamita da botteghino' vi debuttò nel 1969 con Does a Tiger Wear a Necktie?, che gli fece vincere il suo primo Tony Award.
L'attore ha più volte collaborato con Armani e ha indossato proprio uno smoking creato dallo stilista in occasione degli Oscar del 1993, quando si aggiudicò la vittoria come miglior attore per il film Profumo di donna. Per creare gli esclusivi look dei due protagonisti di China Doll, Armani ha collaborato con il costumista Jess Goldstein, vincitore di un Tony Award.
An impulsive approach and elegant games of scales. A hyper-active, city woman reproportions classic pieces by exaggerating standards pieces for maximal comfort.
Amplified movements for an elongated body. Gilda Ambrosio strides through the city and leaves her mark, captured by Tommy Ton in Paris, 2015
Oversized suit
A coordinated suit mood creates a silhouette that seems to melt in a single color or motif. It’s all in the proportions and the supple, wide shapes.
Fluid, coordinated jogging outfit: bomber jacket with silver zipper details and ultra-straight pants. Super-long sleeves and legs accentuate the suppleness.
Two-piece suit in glen plaid flannel: oversized man’s jacket like a cropped coat with wide shoulders over straight, long-lined pants worn with stilettos for a sexy elegance.
Bilancio positivo per il salone parigino, la cui ultima edizione si è svolta dal 2 al 5 ottobre. Con 550 stilisti ospitati, il Tranoï ha visto crescere l'affluenza del 4% e si appresta ad aprire un nuovo sito per i mesi di gennaio e giugno alla Città della Moda e del Design.
“Una scelta semplice, legata alle nostre esigenze di grandi superfici” (cioè circa 1.700m², ndr.), spiega l'organizzatore David Hadida, “e che preannuncia una nuova svolta nello sviluppo dell'offerta lifestyle dei saloni Tranoï”.
In concreto, l'offerta di profumi sarà presentata nella prossima edizione del Tranoï Homme e del Tranoï Preview dal 23 al 25 gennaio, sempre alla Cité de la Mode et du Design. "Un mini-salone nel salone", organizzato in associazione con il designer Philippe Di Méo e con David Frossard, specialista di profumi rari, fondatore di Différentes Latitudes, la label di profumerie indipendenti, e cioè i due imprenditori che erano all'origine del particolare bar di profumi “Liquides” nel Marais.
Selezionati con cura da una commissione selezionatrice composta da Martine e Armand Hadida, da Marie-Françoise Stoulz, direttrice della divisione bellezza del Bon Marché, dal giornalista Lionel Paillès, che collabora soprattutto con la rivista “Lui”, e da Philippe Di Méo, David Frossard e Wouter Wiels, quest'ultimo ideatore dell'evento “Les rives de la beauté”, il numero di profumieri indipendenti scelto dovrebbe oscillare fra i 40 e i 50.
Da notare che sarà creata una scenografia specifica dal designer Philippe Di Méo, un concept di "cabine di prova a profumi" che combineranno l'esperienza olfattiva delle fragranze con quella tattile dei tessuti.
Alexis Chenu (Versione italiana di Gianluca Bolelli)
Urban Outfitters, il celebre marchio americano dell'abbigliamento, ha deciso di allargare i suoi orizzonti. Anche per far fronte a vendite in calo da 12 mesi (cosa riflessa che nei prezzi di borsa, scesi di un terzo da inizio anno), il gruppo tra i cui marchi c'è anche Anthropologie ha deciso di darsi alla pizza. Ha infatti acquisito una catena di ristoranti chiamata Vetri Family.
Richard A. Hayne, amministratore delegato di Urban Outfitters, ha annunciato in un comunicato l' accordo: "Sono quasi dieci anni che collaboro con lo chef Marc Vetri attraverso la sua fondazione benefica (la "Vetri Foudation", un'organizzione no-profit la cui missione è quella di aiutare i bambini e sperimentare la connessione tra una sana alimentazione e una vita sana, ndr) e siamo molto onorati che lui e la sua famiglia da oggi facciano parte della nostra società".
L'accordo, i cui dettagli finanziari non sono stati forniti, dovrebbe essere completato alla fine di quest'anno e prevede l'acquisizione di tutti i ristoranti del gruppo: Osteria, Lo Spiedo, Amis e Pizzeria Vetri. Vetri Family diventerà a tutti gli effetti una controllata di Urban Outfitters.
Lo chef Marc Vetri si è formato a Bergamo, in Italia, lavorando al fianco di alcuni dei più celebri chef della Regione. Con il socio Jeff Benjmin, ha iniziato la sua ascesa professionale nel 1998 con l'apertura del suo primo ristorante "Pizzeria Vetri" a Philadelphia (la città nello Stato della Pennsylvania dove ha sede anche il gruppo Urban Outfitters), proponendo una cucina italiana classica ma rivisitata in maniera contemporanea. Secondo lui, quella con Urban Outfitters "sarà una partnership perfetta. Anche se in campi diversi condividiamo lo stesso obiettivo, ovvero, siamo orgogliosi di offrire la migliore esperienza possibile ai nostri clienti. Quindi da oggi, con questa opportunità saremo in grado di concentrarsi su ciò che più ci sta a cuore: fare felici chi ci viene a trovare".
L'unione di Urban Outfitters e di Vetri Family ha la potenzialità di aumentare il traffico nei negozi ma per il momento il mercato resta scettico: il titolo al Nasdaq cede il 7,39% a 22,68 dollari.
Fendi festeggia 90 anni con la riapertura a dicembre del ristrutturato Palazzo Fendi, quartier generale del Tridente della maison romana, restituito a nuova vita con l'aggiunta, alla rinnovata boutique, la più grande del mondo, di una suite per ospitare vip (Palazzo Privé), di 7 suite hotel e del ristorante giapponese Zuma.
L'edificio storico, situato in una posizione strategica di fronte a Via Condotti e a Piazza di Spagna, ospiterà anche l'atelier di pellicceria visibile dall'esterno.
Le novità sono il Palazzo Privé, l'esclusivo appartamento per ricevere vip e clienti importanti, disegnato da Dimore Studio, e Fendi Privates Suites, la prima boutique hotel di Fendi, con sette suite al suo interno. Gli ultimi due piani del Palazzo saranno occupati da Zuma, il noto ristorante internazionale giapponese, che avrà anche una panoramica terrazza con vista sulla Città Eterna.
Roma è il luogo in cui Fendi nacque 90 anni fa, e ad oggi continua ad essere il cuore della maison. Il Palazzo, nel suo aspetto odierno, che accoglieva già dal 2004 la boutique e gli uffici della maison, è stato costruito nei primi anni del 1900 sulla base di un preesistente edificio risalente al 1700 e trasformato in una delle residenze della famiglia del Boncompagni-Ludovisi.
"Palazzo Fendi non solo sarà la nostra più grande boutique nel mondo, è molto più di un negozio - afferma Pietro Beccari, presidente e AD di Fendi -."E' un punto di svolta, emblema e simbolo del nostro dna. Non vi è nessun altro posto al mondo dove si potrà capire così la nostra chiara e del tutto personale visione del lusso. Una volta visitato il Palazzo, la percezione della Maison cambierà completamente". E' una storia, quella della pellicceria nata tra le due gradi guerre a Roma con Edoardo e Adele Fendi, cresciuta in nove decenni, di pari passo con l'amore per la città. Ne sono prova il progetto Fendi for Fountains, nato nel 2013, con il quale la maison del lusso romana, di proprietà del Gruppo LVMH, ha sostenuto il restauro di Fontana di Trevi, in qualità di mecenate unico, a cui ha aggiunto i lavori delle Quattro Fontane e l'annuncio di un altro finanziamento, con cui saranno restaurate altre fontane storiche romane. Sempre nel 2015 Fendi ha ultimato i lavori di restauro di Palazzo della Civiltà, all'EUR, dove ha basato il proprio headquarter. Nel 'Colosseo Quadrato' la maison ha voluto cedere un'ampia area espositiva al primo piano, destinata ad ospitare mostre ed installazioni aperte al pubblico, come omaggio alla creatività, al design, all'arte made in Italy.
Ma i festeggiamenti per i 90 anni del brand arriveranno nel 2016 a 90 anni esatti dall'apertura del negozio in Via del Plebiscito, di borse con laboratorio di pellicceria, da parte dei capostipiti Edoardo e Adele Fendi. La storia della famiglia passa attraverso i consensi per la qualità del prodotto di pellicceria, che viene potenziata dando al nome Fendi, già conosciuto a Roma tra gli anni Trenta e Quaranta, la possibilità di varcare i confini della capitale.
Negli anni Cinquanta, scende in campo la seconda generazione, con le cinque figlie di Edoardo e Adele, che entrano nell'azienda di famiglia ciascuna portando nuove idee: "siete diverse come le cinque dita di una mano"ricorda Carla Fendi rievocando le parole di sua madre Adele. Così nel 1965 le sorelle iniziano la collaborazione con Karl Lagerfeld che trasforma il concetto di pelliccia, reinventandola in maniera più leggera e complessa. Nasce in quel momento il logo della doppia F. Anche la pelletteria viene rivoluzionata. La borsa Fendi si trasforma, proponendo nuovi canoni che mediano eleganza e funzionalità. Alle borse rigide Fendi risponde destrutturandole. La pelle viene stampata, intrecciata, tinta e conciata perché diventi più duttile.
Nel 1977 nasce il ready-to-wear. Nel 1984 arrivano le licenze per foulard, cravatte, guanti, occhiali fino all' arredo per la casa. L'anno dopo il successo del marchio viene decretato dalla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma che apre le porte alla moda per la celebrazione dei 60 anni di Fendi e dei 20 anni di collaborazione con Lagerfeld. Nel 1988 Fendi presenta la prima collezione di orologi, sotto la direzione creativa di Silvia Venturini Fendi. Pochi anni dopo, nel 1994 viene reinterpretata e rilanciata la Selleria, linea artigianale di accessori in cuoio fiore, creata da Adele Fendi e riproposta con la stessa cultura e le tecniche di un tempo. Dalla creatività di Silvia Venturini Fendi, direttore creativo per gli accessori, nasce nel 1997 la Baguette. Il successo della piccola borsa da portare sotto il braccio proprio come il pane francese è immediato. Più di 1000 versioni con materiali diversi che in poco tempo la rendono un accessorio gioiello facendola diventare una borsa da collezione.
Nel 2000 il Gruppo LVMH acquisisce una quota di Fendi, diventando nel 2001 socio unico di maggioranza. Nel 2005 Fendi compie 80 anni e apre Palazzo Fendi a Roma, sede nel cuore del centro storico, che ospita l'anima creativa di Fendi con gli studi, gli atelier di pellicceria insieme alla nuova boutique, ora la più grande del mondo.
Versace apre a Berlino una nuova boutique su progetto di Donatella Versace in collaborazione con l'architetto inglese Jamie Fobert. Il negozio che si sviluppa su un’area di 350 mq si caratterizza per mosaici in marmo, ottone e perspex danno vita ad un ambiente lussuoso e contemporaneo dove presentare le collezioni prêt-à-porter Versace donna, uomo e accessori.
Luogo di incontro tra passato e futuro, la boutique presenta pavimenti in mosaico ispirati alle chiese bizantine del IX secolo, in contrasto con le pareti in perspex e i ripiani che sembrano aleggiare al di sopra. Il tracciato circolare dei pavimenti a mosaico riprende il movimento delle pareti. L’ottone è il protagonista delle parti in metallo e conferma l'atmosfera di massimo lusso della boutique.
"Il nuovo concept Versace è un omaggio al grande patrimonio culturale dell'Italia. Con questo progetto Jamie Fobert ha creato uno spazio dove nasce il nuovo spirito Versace. Per me la boutique è come un dialogo ininterrotto tra il nostro passato e il nostro futuro, tra me e Jamie Fobert e ovviamente tra Versace e i nostri clienti" afferma Donatella Versace.
Moncler ha vinto in Cina una importante battaglia contro la contraffazione, con la condanna a Nuoyakate al pagamento al gruppo Moncler di circa 420 mila euro di danni per violazione del marchio. La sanzione è stata comminata dalla sezione specializzata in Proprietà Intellettuale del Tribunale di Pechino.
Si tratta - commenta una nota della società - di una sentenza rivoluzionaria, la prima dall'entrata in vigore in Cina della nuova Legge sulla tutela dei marchi, a comminare al soggetto condannato il massimo dei danni e delle sanzioni previsti dalla legge.Nel 2013, l'azienda ha scoperto che Nuoyakate, oltre a produrre e vendere piumini con il logo Moncler contraffatto, ha tentato di registrare in Cina e in altri mercati chiave diversi marchi e domini falsi.Nel dicembre 2014, Moncler ha citato in giudizio Nuoyakate appellandosi alla Sezione specializzata in proprietà intellettuale appena istituita presso il Tribunale di Pechino, ottenendo il riconoscimento che il comportamento di Nuoyakate costituisce violazione del marchio e dei diritti di Proprietà Intellettuale di Moncler.
Al numero 40 di rue des Francs-Bourgeois a l’Hôtel Herouet nel celebre quartiere del Marais, Chanel ha aperto il suo primo store parigino permanente interamente dedicato al beauty. Situato di fronte al negozio Muji, questo piccolo 'scrigno' di 72 mq, conserva numerosi elementi del decoro originale del palazzo, come le piastrelle ed anche un pozzo, e propone i profumi, ilmaquillage e le creme firmate Chanel.
All'interno di questo spazio, i make-up artist della maison, presenti in permanenza, metteranno al servizio dei clienti i loro segreti e proporanno delle cure di bellezza personalizzate, per il viso, gli occhi o per la pelle.
Dal mese di giugno 2013, Chanel contava già una boutique parigina dedicata alla bellezza: un negozio presentato come un temporary-shop situato in rue Saint-Honoré, che chiuderà i suoi battenti alla fine di quest'anno.
La griffe del lusso vanta anche degli store dedicati al beauty nel resto del mondo, tra cui anche dei pop-up store.