Chissà se Francesco Maglia, l'apprendista bresciano che nel 1876 si trasferisce a Milano e fonda la sua storica bottega, avrebbe mai immaginato che i suoi elegantissimi ombrelli, dopo cinque generazioni, potessero diventare un must negli Emirati arabi. E non ci crederebbero neanche Valentino Mazzoleni, mastro artigiano del guanto, oppure Giovanni Panizza, che con i suoi cappelli è passato attraverso due guerre mondiali. Eppure, c'è una start up, Finaest, fondata due anni fa, che ha puntato proprio sui prodotti storici del lusso Made in Italy per raggiungere i mercati extraeuropei.
Il suo ideatore è Luca Gianmaria Catalano, 32 anni, torinese. La sua creatura, valutata a oggi un milione di euro, è un sito di e-commerce, al pari del noto Yoox-Net-a-Porter se non fosse per l'idea molto originale di mescolare brand di boutique del passato che hanno resistito alla globalizzazione a marchi di designer emergenti. Il loro requisito fondamentale è l'italianità: tutti i prodotti della sua bottega 2.0 devono essere rigorosamente Made in Italy. "Il mio esempio - racconta Catalano - è stato Oscar Farinetti, piemontese come me. Mi sono detto: se lui ci è riuscito con la gastronomia italiana perché non si può fare anche con le eccellenze artigiane?".
Da questo "potenziale non valorizzato" nasce, nel maggio 2013, la piattaforma online Finaest.com che, partita con il marketing 'del passaparola' e arrivata a un giro d'affari di 150 mila euro nel 2014, è ora pronta a giocare una nuova sfida anche 'offline', con la prima boutique a Sharjah, uno degli Emirati Arabi. "Ci consideriamo ancora una start up", spiega il giovane imprenditore, "ma l'ingresso a inizio del 2015 del Club degli investitori di Torino ci ha permesso di avere più liquidità per fare nuovi investimenti ed espandere il business".
Partito con gli accessori, Finaest inserirà presto nella sua gamma "super-selezionata" di marchi anche abiti e maglieria. Nel suo ristretto catalogo ci sono ad esempio Cedes Milano, che produce accessori da viaggio, da fumo e per la cura del corpo, i citati ombrelli Maglia, i guanti Mazzoleni, i cappelli Panizza, ma anche i mocassini del calzaturificio Miserocchi, gli occhiali di Oliviero Toscani e Lgr, le camicie di Santillo, l'intimo della torinese Oscalito, le cinture di Adriano Meneghetti, le borse di Grignola e gli accessori di due dei più antichi barbieri d'Italia: l'antica Barbieria Colla di Milano, fondata nel 1904 e la Boellis di Napoli, fondata nel 1924.
"Quello che vogliamo fare è trovare un punto di riferimento per ogni categoria merceologica e arrivare, al massimo, a un centinaio di brand che rappresentino l'eccellenza in quel determinato prodotto", sottolinea Catalano. Il mercato di riferimento della start up finora sono stati gli Stati Uniti, che rappresentano il 25% del fatturato. Finaest vende tanto anche nel Regno Unito, in Francia, in Germania e in Australia, mentre l'Italia vale per circa il 18% delle vendite.
Uno dei prossimi obiettivi è quello di superare i 200 mila euro di ricavi nel 2015 mentre gli utili "arriveranno dal prossimo esercizio: ora abbiamo fatto tanti investimenti ma il mercato dei Paesi mediorientali promette bene". Affascinato dal mondo della finanza, Catalano ha iniziato lavorando a fianco del padre, in un'azienda del settore dell'automotive, per poi passare ad altre società private, come consulente, ma ha capito abbastanza presto che quel lavoro non faceva per lui. "Avevo un'attitudine imprenditoriale", ammette, "e ho cercato di seguirla". Ai ragazzi più giovani, in cerca della loro strada, consiglia: "Iniziate a capire le vostre inclinazioni, miglioratevi e siate determinati anche in un mercato come quello di oggi, pieno di competizione".
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