C'è un'idea sacra della bellezza, in senso anche pagano, e c'è la pittura preraffaellita nella collezione Valentino Haute Couture. Una corrente artistica (cui è dedicata una mostra ancora in corso a Torino) così intensamente centrata sulla bellezza avrebbe spaventato chiunque. Non Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli che l'hanno scelta per fare il loro discorso sulla beltà femminile nella moda.
I vestiti sono un incanto, neanche a dirlo. Bisognerebbe descriverli uno per uno come si fa con le opere d'arte. Stavolta poi le citazioni dei quadri sono precise: una sfida titanica (ma vincente) pensare di riprodurre lo spirito pittorico di sir Lawrence Alma Tadema nella toga di lana grigio-azzurra con un'ala sciolta sul fianco. Oppure concepire il peplo che si ispira alla "Deianira" di Evelyn De Morgan e avvolge la modella con un drappeggio che pare rigirato al momento ma è un gioco raffinato di chiusure.
C'è il quadro "Monna Vanna" di Dante Gabriele Rossetti nel completo con cappotto e gonna color diaspro in cashmere double tutto ricamato di arabeschi in seta e marcassite. La Clitennestra di John Maler Collier è interpretata da un soprabito avorio con applicazioni di lana, pelle e oro. Lo smoking una lunga gonna di plissé ha la giacca che si chiude con un laccio rigirato intorno alla vita. E' un tema che ritorna sempre, quello del nastro avvolto e annodato alto in vita, quasi a voler citare il corsetto d'alta moda: sono infatti vestiti che stanno nella tradizione, ma sono fatti in modo diverso dal passato "quando i grandi abiti - dice Piccioli - stavano in piedi da soli, tanto erano strutturati".
Qui il vestito lungo di plissé verde è un soffio e così anche l'abito grigio di tulle con lo "scapolare" ricamato d'argento e dipinto di verde giada. Pepli, toghe, scapolari, calzari, fasce, sono tutti riferimenti all'antichità classica e ai quadri preraffaelliti, con qualche contaminazione: il grandioso abito del finale è come una giostra, una Cavalcata fantastica, ispirata all'omonimo quadro di Fortunato Depero, e siamo ormai negli anni Venti del secolo scorso.
Ma perché questo azzardo e tutto questo cimento? Per affrontare - spiegano i due - il concetto di bellezza come arte, nel senso classico, nella sua sacralità che non va abbrutita ma semmai personalizzata e adeguata ai tempi. "Non bisogna aver paura della bellezza" dicono Chiuri e Piccioli ripetendo in fondo quello che è sempre stato il principio della maison Valentino. Ma con la sfilata couture di oggi, i due hanno anche voluto rispondere a un'obiezione che veniva fatta al loro stile. Non era proprio una critica, ma un appunto che suonava così: certo, voi fate collezioni molto eleganti ma è facile rendere tutto raffinato quando si sceglie lo stile severo, accollato, pudico.
Maria Grazia e Pier Paolo replicano oggi con 61 uscite in passerella, piene di vertiginose scollature sul seno e sulla schiena: "E' una sfilata contro i luoghi comuni, contro l'idea che il vestito scollato non possa essere elegante. Sì, abbiamo voluto dimostrare che il nostro stile non ha bisogno di severità, che possiamo anche aprire uno scollo fino in vita". Perché la bellezza è "un valore da rendere sempre contemporaneo" è un riferimento di cui non aver paura: "Pensare di cavarsela lavorando sul brutto, sull'ugly-chic, è una scappatoia che non ci convince". E non convince neppure la clientela che accorre chez Valentino: "l'età media della cliente d'alta moda - spiega l'amministratore delegato Stefano Sassi - è 40 anni, quest'anno il fatturato haute couture cresce del 35%, abbiamo portato l'organico da 40 a 60 dipendenti".
Nessun commento:
Posta un commento