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22 gennaio 2014

Il made in Italy scala le montagne, in alta quota il 33% delle aziende



"Le montagne italiane custodiscono la qualità manifatturiera made in Italy e, se adeguatamente valorizzate, rappresentano un territorio strategico per la competitività dell'artigianato e delle PMI. E' necessario utilizzare i fondi europei 2014-2020 per interventi finalizzati a sostenere le attività produttive e a colmare i gap infrastrutturali che comprimono le potenzialità economiche dei territori montani". E' la proposta lanciata dal presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti, in vista della conferenza nazionale montagna 2020 che la confederazione ha organizzato a Belluno il 20 e 21 gennaio e alla quale è intervenuto il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato.

La vocazione imprenditoriale delle aree montane emerge da un rapporto presentato da Confartigianato nell'ambito della conferenza e nel quale si scopre che, nonostante ostacoli naturali, gap infrastrutturali e svantaggi normativi, nei comuni montani del Paese sono attive 2.050.556 imprese, pari al 33,8% del totale delle aziende italiane.

L'alta quota favorisce la propensione imprenditoriale ma stimola anche l'export. Le imprese che operano nei territori montani forniscono un considerevole contributo alla nostra bilancia commerciale: il 19% dei prodotti venduti all'estero, per un valore di 69,2 miliardi, proviene proprio dalle aree di montagna.

E più si sale d'altitudine più cresce la propensione all'export delle imprese, addirittura in misura maggiore rispetto alla media nazionale. Tra il 2009 e il 2011, infatti, le esportazioni di prodotti realizzati nelle aree montane sono aumentate del 35,6%, rispetto al + 29,9% registrato a livello nazionale.

Secondo il rapporto di Confartigianato, la vocazione all'export è particolarmente significativa nei territori montani del Centro Italia. In vetta alla classifica per incremento delle esportazioni spiccano le zone montane della provincia di Arezzo che, tra il 2009 e il 2011, ha incrementato del 117% le vendite oltre confine, portandole da un valore di 2,7 miliardi nel 2009 a 5,6 miliardi nel 2011. Seguono Frosinone, con un aumento dell'80,8%, e Cassino (+74,7%).

Le produzioni d'alta quota piacciono ovunque nel mondo poiché il 42,7% è destinato a Paesi extra-UE. Una percentuale che si discosta poco dalla media nazionale del 43,1% di esportazioni fuori dai confini europei. Merito delle specializzazioni produttive dei distretti montani sparsi in tutta la Penisola dove nascono eccellenze nei settori più diversi: dall'occhialeria nel Cadore (Belluno) alla lavorazione del sughero di Calangianus (Sassari), dalla produzione di metalli a Lumezzane (Brescia) alle calzature a Tolentino (Macerata). E, ancora, i prodotti tessili di Biella, i mobili di Altamura (Bari) e di Arezzo, la conceria a Solofra (Avellino), la lavorazione del porfido e della pietra di Borgo Valsugana (Trento), le attrezzature sportive a Montebelluna (Treviso), le forbici e i coltelli a Premana (Lecco).

Un patrimonio manifatturiero, quello delle nostre montagne, di cui è protagonista l'artigianato con 467.118 imprese (pari al 22,8% del totale delle aziende italiane) localizzate in comuni montani, che danno lavoro a 996.134 addetti. Nella classifica delle regioni che vedono la maggiore incidenza di imprese artigiane sul totale delle imprese localizzate in comuni montani spicca al primo posto la Lombardia, con 44.879 aziende artigiane pari al 33,5% del totale delle imprese. Seguono il Piemonte, dove l'artigianato, con 23.308 imprese, pesa per il 32% sul totale delle imprese montane, la Liguria (19.177 imprese artigiane, pari al 31,2% del totale), il Veneto (18.300 imprese artigiane, pari al 30,9% del totale) e la Valle d'Aosta (4.101 imprese, pari al 30,2% del totale).
Fonte: APCOM

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