Caruso non ha paura di scatenare le polemiche. Con un’istallazione originale, il marchio di menswear italiano risponde alla delicata domanda: quanto dovrebbe costare al pubblico un abito della massima qualità sartoriale Made in Italy per esprimere il miglior rapporto qualità/prezzo? Risposta: 2.400 euro, ossia circa il 30% in meno rispetto ai prezzi praticati dalle grandi maison.
In occasione di Pitti Uomo, Caruso dimostra in modo plateale attraverso un’installazione video ideata da Sergio Colantuoni, il reale valore di un abito realizzato secondo le regole dell’arte. L’abito in questione, infatti, è confezionato in un tessuto esclusivo di lana tasmania a doppio filo ritorto e richiede oltre 15 ore di costruzione tra le asole cucite a mano (15 minute a testa), la cucitura a mano della fodera, il giro maniche, l’imbastitura, poi l’aggiunta del collo e delle maniche, senza dimenticare le 3 ore e mezza di stiro.
I dati, con tutti i valori necessari a realizzare un abito, dai 55 anni di know-how dell’azienda ai 600 sarti-operai attivi nell’azienda di Soragna, passando per diverse le fasi di cucitura a mano sono meticolosamente riportate nel video presentato a Pitti, che sarà a breve visibile anche sul sito Caruso. Sopra lo schermo lampeggia la scritta digitale con il prezzo finale: 2.400 euro.
“Sfido qualsiasi marchio a fare un abito sartoriale-industriale migliore del nostro con un tessuto di qualità molto elevata, ma che resta funzionale”, dichiara Umberto Angeloni, AD di Caruso. “Rispetto agli altri marchi, il prezzo del nostro abito non è ricaricato da enormi budget di pubblicità, né da eventi o negozi faraonici, o testimonial hollywoodiane. Tutti costi che alla fine il consumatore deve pagare senza trarne beneficio”, sottolinea il patron di Caruso.
Specializzata nel menswear alto di gamma la maison di Soragna (Parma), che produce oltre ai propri marchi (Caruso e Uman) le collezioni maschili di 13 griffe internazionali, ha ceduto a fine 2013 il 35% del suo capitale al fondo d’investimento Fosun. Il brand Caruso ha fatturato 57 milioni nel 2013, ed è distribuito attualmente tramite 100 negozi multimarca in Italia e 200 nel mondo.
A settembre aprirà il primo flasghipstore a New York, mentre a gennaio, il brand prevede di aprire un monomarca di 400 m2 nel Quadrilatero milanese in Via Gesù.
In occasione di Pitti Uomo, Caruso dimostra in modo plateale attraverso un’installazione video ideata da Sergio Colantuoni, il reale valore di un abito realizzato secondo le regole dell’arte. L’abito in questione, infatti, è confezionato in un tessuto esclusivo di lana tasmania a doppio filo ritorto e richiede oltre 15 ore di costruzione tra le asole cucite a mano (15 minute a testa), la cucitura a mano della fodera, il giro maniche, l’imbastitura, poi l’aggiunta del collo e delle maniche, senza dimenticare le 3 ore e mezza di stiro.
I dati, con tutti i valori necessari a realizzare un abito, dai 55 anni di know-how dell’azienda ai 600 sarti-operai attivi nell’azienda di Soragna, passando per diverse le fasi di cucitura a mano sono meticolosamente riportate nel video presentato a Pitti, che sarà a breve visibile anche sul sito Caruso. Sopra lo schermo lampeggia la scritta digitale con il prezzo finale: 2.400 euro.
“Sfido qualsiasi marchio a fare un abito sartoriale-industriale migliore del nostro con un tessuto di qualità molto elevata, ma che resta funzionale”, dichiara Umberto Angeloni, AD di Caruso. “Rispetto agli altri marchi, il prezzo del nostro abito non è ricaricato da enormi budget di pubblicità, né da eventi o negozi faraonici, o testimonial hollywoodiane. Tutti costi che alla fine il consumatore deve pagare senza trarne beneficio”, sottolinea il patron di Caruso.
Specializzata nel menswear alto di gamma la maison di Soragna (Parma), che produce oltre ai propri marchi (Caruso e Uman) le collezioni maschili di 13 griffe internazionali, ha ceduto a fine 2013 il 35% del suo capitale al fondo d’investimento Fosun. Il brand Caruso ha fatturato 57 milioni nel 2013, ed è distribuito attualmente tramite 100 negozi multimarca in Italia e 200 nel mondo.
A settembre aprirà il primo flasghipstore a New York, mentre a gennaio, il brand prevede di aprire un monomarca di 400 m2 nel Quadrilatero milanese in Via Gesù.
Di Dominique Muret
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