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05 giugno 2014

La Fondazione Ferrè riacquista 2.000 capi storici



Sono tornati a casa duemila tra i capi più importanti della straordinaria storia stilistica di Gianfranco Ferré. La Fondazione Gianfranco Ferré, presieduta dal fratello Alberto e diretta da Rita Airaghi, storico braccio destro dello stilista scomparso, è riuscita a recuperare l'importante patrimonio, che ora si trova ben custodito a Milano. 


Gianfranco Ferré - Foto: Ansa


E sempre a Milano potrebbe finalmente arrivare anche la mostra su "La camicia bianca" di Ferré, il prossimo settembre. La Fondazione finora aveva solo una piccolissima parte dell'archivio vestimentario che era stato acquisito in blocco, con tutto il resto del marchio, dal Paris Group. Ora che il gruppo di Dubai ha chiuso la sua attività in Italia, la Fondazione è riuscita a venire in possesso di circa duemila pezzi dell'importante archivio, acquistandoli e scegliendoli fior da fiore. Oltre all'investimento economico, nello scambio è entrata anche una "consulenza culturale" per la selezione e classificazione di tutto ciò che resta al Paris Group. A questo supporto culturale si è dedicata anche Alessandra Arezzi, responsabile di Europeana Fashion (che gestisce la biblioteca virtuale della moda con 24 partner europei).

"L'archivio di Gianfranco Ferré era enorme - spiega Rita Airaghi - avevamo spazio e quindi conservavamo tutto, circa 10 mila pezzi già ai miei tempi, tra abiti, accessori e gioielli creati da Gianfranco, ma anche una sua collezione vintage molto interessante, messa assieme scovando i pezzi in giro per il mondo". Il Paris Group evidentemente vuole utilizzare l'archivio nell'ottica del business, tant'è che sul red carpet del Met Ball 2014, una delle eleganti gemelle Olsen indossava un abito da ballo Ferrè di 15 anni fa, in gazard gessato. "Ma l'importante è che ora - spiega la Airaghi - oltre al materiale che abbiamo già schedato, disegni, foto, filmati, disponiamo anche del nucleo fondamentale delle collezioni Ferré, circa tremila pezzi (di cui 200 di moda maschile, soprattutto giubbotti in pelle e giacche da sera): la nuova importante acquisizione si va infatti a sommare ai capi che avevamo rilevato prima che la maison fosse ceduta al gruppo arabo, e a quelli che ci sono arrivati con donazioni individuali, comprese alcune cose mie, tra cui una gonna della prima collezione sfilata nel 1978. Ora si tratterà anche di far riprendere aria a molti capi e alcuni andranno restaurati, ma nel complesso la conservazione è buona".

La Fondazione Gianfranco Ferré, nella sua bellissima sede di Via Tortona 37, è molto attiva anche con un serio lavoro di archiviazione e documentazione: "C'è ormai, a livello internazionale, una moda degli archivi di moda, ma non tutti hanno la stessa ricchezza di materiale unita alla capacità di utilizzare le nuove tecniche digitali. Quanto alle esposizioni, noi ci muoviamo sul modello della Fondazione Saint Laurent-Bergé e abbiamo in programma mostre tematiche, dopo la camicia bianca sarà la volta dei bijoux, da dove è partita la creatività di Gianfranco".

La prima mostra, "La camicia bianca secondo me", organizzata in collaborazione con il Museo del Tessuto di Prato, potrebbe finalmente approdare a Milano a settembre, in concomitanza con le sfilate. La Camera Nazionale della Moda, per motivi quasi incomprensibili, aveva inizialmente bocciato l'ipotesi, ma ora che è stata chiarita la distinzione tra la Fondazione Ferré e il marchio di proprietà araba, potrebbe tornare sui suoi passi. A confermare questa speranza è stata il 3 maggio l'amministratore delegato della CNMI, Jane Reeve, che ha parlato di riapertura delle trattative per portare la mostra a Milano.

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